Questo progetto nasce da un bisogno reale: quello di guardare il tema della sicurezza personale e collettiva con occhi nuovi, meno reattivi, più consapevoli.
Sappiamo che non possiamo farlo da soli.
Per questo cerchiamo il confronto con altre realtà, gruppi, professionisti che, come noi, si stanno ponendo domande su come coltivare relazioni più sane, ambienti più sicuri, spazi di parola e ascolto autentici.
Crediamo che ogni punto di vista possa aiutarci a vedere meglio, a rifinire il nostro sguardo, a uscire da stereotipi che limitano la crescita collettiva.
Non cerchiamo adesioni di facciata o collaborazioni formali: vogliamo costruire legami autentici, basati sulla voglia di confrontarsi e sul rispetto delle differenze.
Il filo rosso che ci unisce è chiaro:
disinnescare la paura,
aumentare la consapevolezza,
rispettare i confini e le responsabilità individuali.
Senza questo, nessuna convivenza è possibile. Con questo, invece, può nascere un dialogo potente.
Se saremo fortunati, questo progetto toccherà temi spinosi.
E proverà a farlo con un linguaggio diverso da quello a cui siamo abituati quando si parla di “sicurezza”.
Nella narrazione pubblica, la sicurezza è spesso ridotta a parole d’ordine: controllo, paura, difesa.
Noi vorremmo aprire uno spazio diverso.
Immaginiamo che esista un modo per parlare delle cose per quello che sono. Ma la realtà è complessa, fatta di sfumature e contraddizioni. Per questo servono più voci – che non si cancellano a vicenda, ma si ascoltano. Ci interessano quelle riflessioni che nascono da esperienze dirette e che provano, con consapevolezza, a trovare parole nuove.
🟡 Può essere un singolo professionista che si interroga su come cambiano le relazioni nei luoghi di cura, educazione o lavoro.
🟠 Può essere un gruppo che discute da tempo di convivenza, spazi pubblici, giustizia sociale, e sente che oggi serve uno scarto in più.
🟢 Può essere un’associazione, un tavolo di quartiere, una rete informale che sta cercando un linguaggio più responsabile, più onesto, più condiviso.
Non vogliamo semplificare. Non vogliamo dare soluzioni preconfezionate.
Ci interessa esplorare insieme ciò che sembra impossibile da tenere insieme.
Mescolare l’acqua con l’olio.
Far emergere la complessità senza rinnegarla. Cercare, tra parole che spesso dividono, un nuovo linguaggio che permetta di restare umani. Anche da posizioni scomode. Anche tra fragilità che si fanno paura a vicenda.
Sedersi attorno al fuoco è un gesto antico. Quando il mondo si fa troppo complesso, tornare a parlarsi può diventare l’unico atto rivoluzionario.
Se anche tu senti il bisogno di affrontare questi temi da un’altra prospettiva, e ti riconosci nell’idea di questo progetto, ti invitiamo a condividere le tue ricerche, le tue domande, le esperienze che stai coltivando.
Ci interessa ascoltare chi lavora già su questi temi — magari in ambiti diversi, con linguaggi diversi — ma con lo stesso desiderio di costruire un confronto onesto e non preconfezionato.
Che tu sia un singolo professionista, un collettivo, un’associazione o parte di un tavolo di lavoro, puoi scegliere di intrecciare il tuo percorso al nostro.
Non esiste una forma giusta: può essere una testimonianza, una proposta di incontro, una traccia da approfondire insieme.
L’importante è che parli davvero di ciò che stai vivendo e pensando.
Perché è solo da lì che può partire qualcosa di nuovo.